Il Lavoro sociale si trasforma come è giusto che sia, ma l’emergenza COVID ci obbliga a farlo subito e senza avere ne tempo ne un immaginario facilmente ipotizzabile. Proviamo a fare qualche riflessione di contesto.

In assenza di trascendenza e di spiritualità tutto si era fatto scientifico, positivo e razionale.Il covid19 è arrivato così inaspettato a turbare quel senso di onnipotenza che l’essere umano aveva raggiunto negli ultimi decenni, ricordandogli che non basta un clic a nascondere la propria provvisorietà; ora ogni forma di controllo non è più pratica sufficiente a placare la propria ansia da vulnerabilità.

Ci siamo risvegliati dall’illusione indotta dal neoliberismo in un panorama definito come bellico, deprivati ancora una volta di quell’ identità indotta che ci avevano affibbiato: prima produttori e consumatori, poi solo consumatori e ora forse più neanche quello.

La crisi economica imminente si somma alla crisi della propria identità. Questo il panorama in cui al professionista del sociale è richiesto di operare cambiamenti di paradigma.